domenica 26 dicembre 2010

Non è il momento di farsi vivi? (manifestare, capitolo 1, forse)

Forse è il momento di festeggiare.
Sì, festeggiare. Festeggiare per protesta, intendo. Scendere in piazza è fare baracca, portare musica, parole e colori. Nessuno slogan, nessun grido di rabbia. Solo gioia e carica, tanta carica.
Il tutto in difesa delle idee e della creatività; musicisti, scrittori, pittori, ceramisti, creativi e sopratutto osservatori e 'passionati, devono urgentemente mostrare quanto cacchio sono importanti nella reale vita di tutti i giorni.
Una vera e propria manifestazione dove, per una volta, non si dedica il proprio tempo al/contro il palazzo, ma a favore di chi è in giro.
Chi ci crede? Io non tanto.

giovedì 23 dicembre 2010

CONSUMISMO vs GREEN. Capitolo 1

Da qui in basso, cioè dal "settore cultura" si iniziano a vedere chiaramente quali sono le idee che delineranno l'economia futura. Sì, perchè qui siamo talmente in basso che si vedono chiaramente le fondamenta (idee-mentalità-società) su cui l'economia "inesorabilmente" appoggia. Inesorabilmente perchè quando non appoggia, crolla brutalmente provocando le famose crisi. Ma non ditelo agli economisti e ai direttore marketing che noi qui giù, semplici verniciatori, scrittori, musicisti, osservatori, che non facciamo un cacchio dalla mattina alla sera, possiamo maleauguratamente esprimere un giudizio economico; non diteglielo, mi raccomando.
Ma andiamo al dunque.
Le strade economico-sociali che si sono aperte in Europa sono sostanzialmente due: quella Consumistica e quella Green.
La politica cosumistica e fondamentalmente il sistema economico che stiamo vivendo: come riferimento abbiamo la crescita, il pil, e quindi l'esigenza di consumare; più si consuma più si va meglio. Cio significa industrializzazione e quindi richezza (non facciamo i buonisti e ammettiamo che un bel computer, un buon televisore o un'ottimo stereo ci fanno comodo); ma maggior consumo di carburanti e più cementificazione.
La politica Green prevede invece un'economia maggiormente legata alla risorse del territorio sia umane che ambientali/energetiche con il vantaggio che c'è meno inquinamento, un maggior sviluppo dell'artigianato, ma anche meno industrializzazione e meno richezza.
Queste due visioni dovrebbero delineare i partiti politici: Da un lato i Conservatori che sostengono un'economia basata su i consumi e sviluppano i rapporti e i collegamenti con le Nuove Economie, dall'altro invece i Green che sostengono invece una politica molto più territoriale che sostengono l'energia rinnovabile e lo sviluppo della piccola media impresa. Come esempio concreto per capire le differenze, possiamo prendere le centrali nucleari: se si punta ad una politica industriale l'energia nucleare diventa fondamentale perchè la crescita delle grandi industrie è vincolato ad un forte consume energetico; al contrario con l'Energia rinnovabile possiamo concentrarci sul risparmio energetico e quindi sulle energie del territorio. Altro esempio può essere la politica commergiale estera: il consumo deve inevitabilmente puntare su i nuovi mercati, Cina, Russia e India, mentre una politica Green deve concentrasmi maggiormenti sull'esportazione di prodotti territoriali. Ovviamente un sistema non esclude del tutto l'altro.
A questo punto dovremmo analizzare i partiti politici attuali e come questi stanno guardando al consumismo o al green.
Ma preferisco concludere qui.

martedì 21 dicembre 2010

La Tregua di Natale. Come rischiò di finire la Grande Guerra.


Nei primi mesi della Prima Guerra Mondiale, in occasione del Natale del 1914, capitò qualcosa di incredibile: i soldati del fronte Tedesco, Francese ed Inglese uscirono dalle trincee e fecero amicizia. Giocarono a calcio, si scambiarono cioccolato, parlarono delle proprie famiglie e si fecero fotografare mentre brindavano. Questo non fu solo un episodio, ma un vero e proprio movimento che coinvolse due terzi del fronte. Solo spiando le lettere dei soldati venne scoperto dagli stati maggiori quello che stava accadendo. Ci fu così un'Alleanza di Intenti tra il potere delle tre maggiori nazioni antagoniste e i soldati vennero rimossi tempestivamente per far riprendere la Guerra (la legge prevedeva la fucilazione ma ciò diventava inaffrontabile considerato il numero dei soldati coinvolti).
La Prima Guerra Mondiale rischiò di finire a causa dell'Amicizia tra i Soldati. E' inevitabile domandarsi come sarebbe cambiata la Storia se un conflitto mondiale finiva così in fretta e a causa di 'Amicizia tra Soldati'. E' altrettanto inevitabile domandarsi come mai questa Tregua di Natale non sia ancora entrata ufficialmente nella Storia ma sia solo argomento di nicchia per qualche appassionato di storia.

Interessante è come nacquero queste tregue. Furono i soldati tedeschi (che nella nostra mente sono vestiti solo da soldati nazisti) a fare la prima mossa, rivolgendosi sopratutto ai soldati inglesi. Molti tedeschi in quel periodo erano emigrati in Inghilterra per lavoro e vivevano a stretto contatto con la popolazione inglese. Erano quindi immuni dalla lunga campagna razzista sviluppata dal governo tedesco nei confronti della popolazione inglese. Quando furono richiamati in patria per combattere i cattivi inglesi si trovarono a uccidere quelli che consideravano vicini di casa e non malvagi inetti. Molti inglesi conoscevano tedeschi immigrati in patria e così risposero in modo positivo ai messaggi delle trincee nemiche. Questo dimostra come la conoscenza diretta e non filtrata dall'opinione di qualcuno, sia il vero antidoto contro il razzismo. Rare sono le documentazioni che parlano della Tregua di Natale. Sono molto importanti nonostante tendano a limitarla a un episodio da romanzo e non ad un vero e proprio movimento storicamente rilevante. "La piccola pace nella Grande Guerra" è un libro di Jurgs Michael. Più famoso il film francese "Joyeux Noel" di Christian Carion uscito nel 2005. Il film ingloba alcuni episodi capitati in diversi punti del fronte in un unico episodio. Le parti che non si rifanno ai fatti reali sono quelle meno riuscite: ad esempio la figura femminile nella realtà non esisteva e a provocare il dialogo fu, come raccontato nel film, un Cantante lirico ma al fronte come ospite e non come soldato. La vicinanze delle trincee permise ai soldati francesi di sentire il canto del Tenore Tedesco (famosissimo all'epoca) e il Tenente francese, appassionato di musica classica, riconobbe la voce del Tenore e applaudi insieme a tutta la truppa; il Tenoro tedesco usci dalla trincea chiedendo chi l'aveva applaudito, portando con se un albero di Natale per farsi luce; il Tenete francese uscì anch'esso dalla trincea per complimentarsi con il Tenore; da qui nacque la Tregua su quel fronte. Nel film è riportata un'altra versione, sicuramente interessante, ma non più di questa originale.

domenica 19 dicembre 2010

Diter Roth


Archiviare è un'opera. Disegnare è un'opera. Scrivere, ritagliare, incollare, è un'opera. Suonare il piano senza saper suonare il piano, è un'opera. Dipingere è un'opera. Filmarsi è un'opera. Costruire macchinari che non servono a nulla è un'opera.
Insomma tutto quello che appartiene alla vita, anzi, che da vita è un'opera.
Diter Roth è il più grande artista sfruttatore dell'arte come "sostanza" per vivere meglio (?). L'opera è la vita erano la stessa cosa. Senza farsa o messa in scena.

FOTO: con Rainer in un opera di Rainer.

venerdì 17 dicembre 2010

La galleria del 2015. Da Arredamento a Servizi.

Ma com'è che il bisogno di Arte è altissimo e la richiesta di Arte bassissima?
Come mai gli eventi artistici, come il Festival delle Filosofia e la Settimana della Fotografia sono affolatissimi e le Gallerie d'Arte deserte?
Su cento persone che frequantano Manifestazioni artistiche solo un paio trasformano il loro interesse in richiesta/acquisto d'arte. Come mai?
Beh, una buona percentuale non può essere presa in considerazione: sono i Io-ci-vado-perchè-ci-vanno-tutti-e-non-ci-ho-niente-da-fare. Il resto invece ha altre buone motivazioni per andare agli evneti e, probabilmente, altrettate buone motivazioni per non andare nelle gallerie.
Ora dovrei partire con un'analisi del contesto, della tipologia di arte che c'è negli eventi e di quello che c'è invece nelle gallerie; insomma una manfrina lunga e pesante. Sono sincero: l'avevo anche scritta poi quando l'ho riletta mi son venuti due maroni tanti e ho preferito risparmiarmeli e vi. Menomale.
Strasintetizzerò il problema così: le gallerie, probabilmente, si rivolgo alla richiesta e non all'esigenza di arte. Sostanzialmente si occupano (e preoccupano, visto i tempi) di quelli che già si rivolgono all'arte ma non si "muove" verso le esigenza che un pubblico più ampio ha dell'arte.
Strasintetizzerò la soluzione così: ora le gallerie si occupano quasi esclusivamente di vendere arredamento griffato (perdonate il modo volgare che ho di esprimermi, ma voglio estremizzare/caricaturizzare una colocazione dell'"oggetto" artistico) e per arrivare ad un pubblico più vasto dovrebbero occuparsi anche dei servizi che l'arte può svolgere: approfondire un tema storico, affrontare un problema di attualità, inserisi e modificare uno spazio urbano o abitativo, sviluppare la creatività all'interno delle imprese e tutto quello dove l'arte può avere una funzione fondamentale.
Per concludere mi domando: ma anzichè scannarsi per la torta già esistente perchè non cucinare una nuova torta?

THE END

Ogni riferimento a fatti reali non è puramente casuale.

L'utilizzo di parole come "arredamento" o "griffe" non vuole ledere l'importanza di tutti coloro che producono delle opere d'arte di grande importanza e per questo ricoprono un ruolo sociale e culturale fondamentale.


L'autore di questo post continuò a vivere a san polo beach ancora per lungo tempo. La realzione con l'Unicredit rimase un mistero.

giovedì 16 dicembre 2010

Cy Twombly


Alla Tate ti trovi di fronte delle opere enormi di Cy Twombly;
è un bel momento, veramente un gran bel momento.

martedì 14 dicembre 2010

Manifestazione CGIL

Alla manifestazione della Cgil suonano i MCR. Sono a Roma e li vado a vedere.
Quando arrivo c'è questa nuova segretaria che dal microfono spara rabbia sulla folla: un elenco interminabile di ingiustizie, tragedie, catastrofi, provocate da uomini malvagi che vogliono distruggere il popolo buono che deve unirsi contro agli uomini cattivi. Predica dal pulpito in perfetto stile clericale medioevale.
Il popolo lavoratore, decisamente più temprato e intelligente della sua segretaria, ascolta poco, ne approffita per parlare dei fattacci suoi con chi gli sta vicino, e ogni tanto piazza qualche applauso di routine. Solo una minima parte e contaminato dalla clericosegretaria e sbraita nevroticamente.
Ma finalmente la faccenda cambia: la segretaria se ne va tra gli applausi convenzionali, e si passa al concerto. La gente si sveglia. Si gira verso il palco e incomincia ad asoltare. Poi a muoversi, poi ad applaudire e infine a saltare e ballare. Non tutti, ma quasi. Bello, sì, molto molto bello.
E allora mi domando: dov'è la protesta: nella rabbia o nella festa? Dov'è il coinvolgimento: nella rabbia o nella musica? Dov'è la forza: nella rabbia o nell'allegria?

sabato 11 dicembre 2010

ITALIA vs ITALIA, vince la grecia.

Il controllore è un omone grosso dallo spiccato accento napoletano.
I due ragazzi avranno pocopiù di ventanni. Lei piccola, carina, biondatinta. Lui alto, con la barbetta, e la faccia da simpatico. Parlano una lungua strana, forse è greco.
Il controllore si agita. Brontola qualcosa in italiano accentato. I due ragazzi con gli occhi spalancati lo fissano. Non capiscono. Il controllore continua a brontolare. I due ragazzi provano con l'inglese. La situazione è facile da capire: non hanno timbrato il biglietto e se c'hanno provato probabilmente sono incappati nel caso più frequente: la macchinetta con scritto "fuori servizio", illegibile anche per un italiano. Il controllore con tono di voce alto dice: sono 50 euro. I greci provono a sboffonchiare qualcosa in inglese. 50 euro, 50 euro, 50 euro, continua a ripetere l'omone.
Senta, attacco io, non starà facendo sul serio? Sono due ragazzi stranieri lasci stare percortesia.
Ma non si preoccupi lei, replica il controllore.....e poi dice altro ma ha qual punto la sommossa contro il controllore era già scoppiata. Comprendeva: i vicini di sedile dei ragazzi, i miei vicini di sedile, quelli dei sedili avanti e quelli dei sedili dietro. Cioè tutti i presenti lì intorno.
Il controllore, che non era un tizio da nobel, ha iniziato ad agitarsi e maldestramente ha commesso l'errore più grave che un cotrollore possa fare su un puzzolente e malfunzionante treno regionale in ritardo: tirare in ballo l'ONESTA'! Non ricordo cos'ha detto il pendolare con il sole24; ha evitato insulti e di alzare troppo i toni, ma la durezza e la decisone non sono assolutamente mancate. Al controllore non è rimasto che approfittato di una fermata del treno in stazione e darsi alla fuga. Sì è rifatto vivo dopo un po' liquidando il problema con un E credevo che i ragazzi non fossero stranieri ma raccontassero delle balle.
I greci sono smontati a parma spargendo sorrisi e thanx a quegli stranieri seduti su quel treno scalcinato che da milano portava a bologna.
La conclusione però spetta al soggetto seduto vicino a me. Un'ometto piccolo, olivastro e sorridente. Con spiccato accento calabrese mi fa (riferito al controllore ovviamente): e niente, purtroppo non ce nulla da fare, quello lì, è un napoletano.

venerdì 10 dicembre 2010

Reggiani per Esempio.

Reggiani per Esempio è un cattivo esempio di come si amministra la cultura e il sociale in un Comune.
Basta tirare via la fichissima maschera dell'Abbiamo-coinvolto-le-associazione-del territorio, per vedere come questa trovata sia perfetta per levarsi di dosso una bella responsabilità: la ricerca, l'organizzazione e l'ideazione di eventi culturali e sociali.
Meglio aspettare che qualcuno si faccia vivo piuttosto che cercare e ricercare le risorse del territorio. Meglio limitare il proprio ruolo all'approvazione e all'ufficio ragioneria, piuttosto che costruire, organizzare e comunicare un evento.
Ma ormai è troppo tardi: il Bandone è già stato fatto e i finaziamente assegnati. Inutile brontolare. Ora rimane solo l'ultimo passaggio: lasciare a casa tutti quei dirigenti che grazie al bandone sono diventati uno spreco di centinaia di migliaia di euro.

Dispersi=trentenni.

Il problema è che non sono io ad essere disperso ma un po' tutta la mia generazione. Un'enorme branco di trentenni che vaga cercando una strada, una soluzione per avere un minimo di stabilità, nonostante abbia nuove idee e risultati concreti ottenuti. Un buon progetto di un trentenne difficilmente porta a uno successivo. Finisce lì. Un'idea nuova difficilemente ha un seguito. Una ricerca che propone qualcosa di nuovo difficilmente viene sostenuta. Insomma la situazione forse è più disastrosa di quello che sembra.
Ma in tutto questo la colpa principale rimane dei trentenni stessi: è vero ci trovano in una selva oscura a causa di una generazione disastrosa, soli e dispersi, ma in quella selva è pieno e strapieno di trentenni dispersi. Ma come si fa ad essere dispersi in un posto strapieno di gente? Non è assurdo? Com'è che non ci si guarda in faccia? Com'è che non nasce una minima collaborazione per trovare una soluzione?
Ho letto un articolo poco tempo fa di un giovane giornalista di sinistra. non rircordo ne il nome ne il contesto in cui lo letto. il giornalista di sinistra diceva sostanzialmente che la genereziane dei trentenni ha completamente perso la "coscienza di classe". Ora della lotta operaia i trentenni ne fanno anche a meno; non aggiungiamo casini a quelli che già abbiamo. Ma al di là della classe e della politica, il giovane giornalista di sinistra diceva una grossa verità: manca la coscienza di appartenere a un gruppo, la consapevolezza di poter condividere le idee con qualcuno e sopratutto la consapevolezza di poter collaborare.

sabato 4 dicembre 2010

strategia a

Metti 150 adolescenti in una sala
milioni e milioni di ormoni che fanno aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
e poi
ti lamenti continuamente che fan casino.
Ma la giornata è andata bene
è venuta un sacco di gente
(che non voleva venire).

cit. Dal libro dei principi e delle strategie pubbliche, capitolo "l'evento sociale".

venerdì 3 dicembre 2010

esempio di disabilità

Ecco un esempio di disabilità.
Prendete una persona considerata disabile e chiedetegli di disegnare; in tre secondi è già partito. Nessun problema. Avanti tutta.
Prendete una persona normale e chiedetegli di disegnare. Bloccato. Letteralmente bloccato. "no, non sono capace". "no, non riesco". "ma cosa disegno?". E così finchè non vengono assistiti e accompagnati.
Dov'è la disabilità? Chi dei due soggetti è quello disabile?