sabato 24 settembre 2011

LA SCOMMESSA. Via Turri a Reggio.

(In un post scritto qualche giorni fa sottolineavo come siamo capaci di bontolare contro le istituzioni che funzionano in modo criminale ma non siamo minimamente capaci di arrangiarci. C'è un problema? O si affronta tramite le istituzioni o son maroni).

A reggio emilia c'è la zona di via Turri (o stazione): immigrazione incontrollata che diventa ghetto con vari problemi. Un posto pessimo per vivere ma perfetto per dare sfogo a tutta la forza dell'arte nel ristrutturare il contesto sociale-culturale. Lì ci sono un tot di locali, magazzini, negozi, laboratori, rimasti vuoti da tempo. Ecco la SCOMMESSA:
Scommetto con i proprietari degli immobili che nel giro di un paio d'anni quel quartiere può inizare ad avere una reputazione diversa e di conseguenza i loro immobili aumentare di valore. Non si chiede uno spazio gratis, ne uno sconto sull'affitto ma una caratteristica ben più concreta: LA QUOTA VIENE VERSATA NON DIRETTAMENTE AL PROPRIETARIO MA IN UN FONDO. Il 31 ottobre 2013 si verifica la situazione del quartiere: se non è più un ghetto ma è diventato parte della città il fondo viene utilzzato per FINANZIARE PROGETTI ARTISTICI NEL QUARTIERE, se invece il quartiere è tale e quale il fondo viene INCASSATO DAL PROPRIETARIO.
Tutto molto semplice, vero?

giovedì 22 settembre 2011

IL CATALOGO by THOMAS HIRSCHHORN

Ecco un suggerimento molto valido dell'artista Thomas Hirschhorn
"Il problema dei cataloghi è che spesso voglione essumere autorità.
Un catalogo viene spesso concepito con l'intento di legittimare o rivalutare l'opera d'arte. Lo rifuto. Un catalogo dovrebbe infromare, creare coscienza, dicutere i collegamenti e i contesti. Dovrebbe dare spazio a domande, non cercare di convincermi della validità di un'opera e, soprattutto, non dovrebbe essere intimidatorio attraverso la sua forma e il suo stile"

domenica 11 settembre 2011

siamo statalisti, colpevolmente statalisti.

Il problema è che siamo culturalmente statalisti: ragioniamo inconsapevolmente come se il rapporto tra di noi deve essere esclusivamente gestito dallo stato. E questo non è riferito a quei servizi come la sanità o la scuola che devono ovviamente essere di gestione pubblica. E' riferito a qualsiasi altro progetto che ha bisogno di referenti e finanziamenti. Se abbiamo una buona idea la prima cosa che pensiamo è quale apparato pubblico ce lo può finanziare. Non pensiamo ha chi serve quel progetto. Non pensiamo, ad esempio, che il punto di vista di un matto può essere utile a chi deve innovare. Non pensiamo, ad esempio, che un'istituto d'arte può proporre nuove idee di design e architettura per attività commerciali.
Questo è un hadicap culturale che ci ha ridotto in una condizione grave: mettere la nostra economia in mano all'amministrazione pubblica per lo più fatta da incompetati. La politica ha tutto il nostro dissenso ma ha il il nostro ampio consenso culturale quando sostanzialmente diciamo "fate voi".
E' questo "fate voi" il grosso problema da superare con un semplice e banale principio: "facciamo noi". E non si chiama liberismo ma più semplicemente "collaborazione".
a presto?

martedì 6 settembre 2011

mentalità nell'amministrazione pubblica.

(questo giro sarò qualnquista, ma di un qualunquismo scontatissimo. Purtroppo a volte è inevitabile per contrastare la tendenza tipicamente italiani di sorvolare per il quieto vivere).

Cosa deve fare un'ammistrazione pubblica? Molto semplice: lavorare.
Non occorre spendere, finanziare, sostente, assiste. Occorre semplicemente adare in ufficio e lavorare. Lavorare significa fare ricerca, creare contatti, mettere a sistema e organizzare. Molto semplice no? Economico no? No, non economico, peggio ancora: gratuito, perchè di gente negli uffici pubblici ce nè a iosa.
E invece no: a dominare è la mentalità dell'assistenzialismo: si finanzia un progetto e poi...poi? poi basta. Sì perchè dare agevolazioni per l'amminstrazione pubblica significa sostenerlo. Che il progetto ha bisogno di contatti, di entrare in rete, circolare, etc. questo no, non esiste. E come se si spendono un sacco di soldi per finanziare l'acquisto di auto e poi non si fanno le strada. Così le macchine, belle e costose, se ne stanno in garage e le persone che le devono usare rimangono in casa e i comodi sedili della auto vengono usate dai gatti come cuccia.
Così abbiamo una serie di attività che ricevono finaziamenti pubblici che non entrano in contatto con altri soggetti che hanno bisogno (e sono disposti ad investire) in queste attività; i primi non sanno come proporsi (inviare una mail o telefonare come un veditore di telefonia?? sucidio) e i secondi non sanno dove cercare.
Non esiste una "piattaforma" di riferimento, una "piazza" in cui entrare in contatto, confrontarsi e produrre.
E allora fate ste cacchio di strade e piazze, che poi ci si va anche a piedi o in bici. Della macchina in garage non ce ne facciamo nulla.... Come? Come dite: e poi i gatti dove li mettiamo?